Messaggi fino al 5 maggio (uscita del libro in libreria) |
Federica Termenini (federica.termenini@eoinc.at) |
Dialoghi Mario Giagnori (mgiagno@tin.it) |
perchè non |
postmoderno wiatt murmus (wiatt31@hotmail.com) |
Un mondo perfetto. Sandra (sandrap@tin.it) |
Ben organizzato Paolo (paolods@iol.it) |
Messaggi dal 5 al 31 maggio 1999
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CITY e il tallone d’Achille. Stefy De luca (abcvz@yahoo.it) |
SE JACOVITTI FOSSE VIVO , LO ILLUSTREREBBE! ENRICO PORRO (enrporro@tin.it) |
Catia con la C (purtroppo ne sono priva e sfrutto l'Università, che volete non c'ho una lira) |
Il periodo blu di Baricco Stefano Marucci (Stmaruc@tin.it) |
Riletto ellepunto (ellepunto@excite.com) |
luca.gervasutti (luca.gervasutti@mail.nauta.it) |
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Maya e il suo velo: Una necessità up (uff.stampa@rds.it) |
Manuel Sertão (dbr@vip.it) |
Cose così Andrea (yulla@hotmail.com) |
cose cosi'. k. (kighe@freemail.it) |
Genio Moderno Gianpaolo Borghini (giampa@dada.it) |
confuso e pretenzioso andrea (orso11@freemail.it) |
city Giuseppe Verlucca.Moreto (verlu.gius@usa.net) |
Glenda (glendafappiano@hotmail.com) |
L'Aquila Riccardo (garswels@negroni.it) |
Sento odore di Salinger Valeria Andreoli (valeria.andreoli@galactica.it) |
Identità e memoria Max Bajero (bajero@netanday.it) |
Alberto Albertini (alberto.albertini@italpresse.it) |
Messaggi dall'1 al 30 giugno 1999
per lisa frontone (fylash@hotmail.com) |
Forma e contenuto Raffa (Raffaele_Balducci@conquestgroup.com) |
TORINESE? Paola (Paola_Baracco@conquestgroup.com) |
Commento Antonio Di Vita (antoniodivita@hotamil.com) |
CRITICHE Francesca Volterrani (volterrani@multi-service.net) |
Mahler-Puccini-Baricco (irriverente?) Alessandro Cappellotto (ode080k1@oderzo.nettuno.it) |
City o Forum? Giampaolo (gipo_97@yahoo.it) |
Le illuminazioni di Baricco Nicola Binucci () |
Messaggi dall'1 luglio al 31 agosto 1999
che gran peccato
carissimo autore, sono una studentessa di lingue e letterature straniere. Ho 24 anni e per via dei miei studi sono costretta - con mio sommo piacere - a leggere molto.Visti però i corsi di studio la mia attenzione è per lo più concentrata sui classici. Ma capita che il destino ci riservi la gioia di poter leggere magnifici contemporanei, proprio come lei. Sono poche le sensazioni paragonabili a quella che si prova alla fine di un bel libro, quando si chiude la copertina o quando si legge l'ultimo verso di una poesia, Yeats o Shakespeare (ecco un mio esempio). Ebbene una piccola letterata in erba come me l'ha provata questa sensazione con i suoi romanzi e con, soprattutto,'Novecento'. Ma ahimè si è andata sempre più affievolendo, fino a scomparire del tutto dopo poche pagine di City. Illeggibile per me. Peggio - per usare un livello di linguaggio accostabile a quello di questo libro -di una e-mail scritta con caratteri distorti come se la tastiera si fosse impossessata della volontà di chi scrive. Prosa sterile per altrettanto sterili concetti. Non ne ho ricevuto niente e nonostante lo sforzo di andare avanti, mi sono fermata. Rispetto troppo i suoi vorticosi monologhi in tv, Proust e la musica classica, o la sua presentazione di 'Schiava d'amore' a 'the end'. Magnifico. La prego ritorni in sè. Grazie per il resto E.
Postmoderno?
Non amo City. Ho vissuto bene la lettura, coinvolgente, pirotecnica. Ma ora che ascolto ciò che mi resta dentro, sento un vuoto simile a quello che provo dopo uno zapping televisivo. Tante belle cose disparate da cui è faticoso staccare lo sguardo ipnotizzato. Non so, sento qualcosa di simile all'accostamento indifferente con cui in TV si passa dal mulino bianco ai bimbi morti. L'impressione è che ciò che tiene insieme boxe, Nympheas, western e onestà intellettuale sia solo una sapiente strategia di montaggio. Ripeto, è un'impressione. Ma il tutto non mi suona vivo, vero, vissuto. Un po' disonesto, forse (per me, 'onestà intellettuale' non è un'ossimoro). Per fare un solo esempio, sento gli accostamenti, in Kundera molto più intensi, più emozionanti in profondità. Più arditi, anche. Mi piacerebbe sentire tuoi (vostri) commenti in proposito. Buon lavoro, di cuore.
Carlo Carcano (carlocar@iol.it)
Ecco finalmente il nuovo libro di Alessandro Baricco. Mi è stato spedito appena uscito. Nuovo look, nuovo contentuto secondo Baricco, ma comunque la formula magica è sempre quella, trattasi di un libro ambientato in un contesto storico o di un libro descrivente la follia della vita quotidiana nel 1999: Alessandro Baricco riesce a costruire i suoi libri come delle reti fitte, nei quali si alternano personaggi strani (io li chiamerei "deboli", non so se ti piace questo riferimento)in un ambiente oscillante tra maraviglia e angoscia. Insomma, ci troviamo in un mondo atemporale e quasi mitico, il quale però poi viene distrutto attraverso eventi mostruosi. Riesci a darci l'illusione di un microcosmo di personaggi fuori ordine che hanno smesso di pensare la vita in categorie di verità e stabilità. Tutto cambia, tutto è instabile, è l'armonia delle relazioni tra i personaggi di City può esplodere già domani in mille pezzi. Dietro la seducente atemporalità sta alla fine sempre il tempo che passa e la morte crudele. Il libro vive di una polifonia straordinaria che è quella di oggi, in una società che coltiva le infinite Weltanschauungen. Tu ci fai vedere le periferie, i luoghi fuori ordine, il punto dove si ferma il linguaggio e l'uomo rimane solo pensiero debole. Poomerang è il personaggio che nondice e dice allo stesso tempo, e quello che tocca è la sfera dell'impossibile, del tabù.... Questi erano solo un po' dei miei pensieri su City. Approposito: quando viene tradotto in tedesco? Anche Oceano Mare non è ancora stato tradotto. Perché?
Melanie (mpuff@phil-fak.uni-duesseldorf.de)
L'affabulatore
E' cosi' che vedo A.B.: un cantastorie della nostra epoca, un dotto guitto della parola che ama intrattenerci con i frutti della fantasia e della parola. E io mi faccio intrattenere sempre con grande piacere. Un solo rammarico (o curiosita'): City e' insieme una storia e tante storie; cosa sarebbe successo se per ognuna fosse nato un romanzo? E, per chiudere... ve lo immaginate un western scritto da Baricco e con protagonista E.Allegri? Che scommessa!
ByRo (Byro@iname.com)
frammenti infinitamente comprensibili
Città, strade, piazze, crocevia, ma la cosa più bella sono senza dubbio le emozioni, emozioni che arrivano dirette, fluiscono, un po' come flussi di persone che percorrono strade, flussi colti in un attimo del loro divenire, flussi che magari seguono anche loro la regola del tre virgola quattordici... Riguardo al professor Kilroy penso che il problema da lui citato non riguardi solo gli intellettuali, anche se per loro il problema sussiste in maniera sostanziale nessuna delle persone che hanno la facoltà di pensare (quindi: chi escludere?)dovrebbe perlomeno porsi il problema, in quanto a trovare una soluzione... Continuiamo a girare per le città e, chissà, magari la vista di un pallone abbandonato proprio di fronte ai nostri piedi non ci faccia capire qualcosa...
marco (lenzone@hotmail.com)
GLI AUTORI DI UN LIBRO SONO DAVVERO 2?
Sempre mi sono dichiarato daccordo con chi, e parlo di autori di libri che ho avuto la fortuna di incontrare e di seguire attraverso le loro dichiarazioni pubbliche, afferma che gli autori di un libro sono due! Il primo colui o colei il cui nome e cognome o, se capita, pseudonimo, compare in qualche parte della copertina. Il secondo il lettore. Si perchè ogni lettore riscrive a modo suo il libro che legge. Decide quali voci usare, disegna i volti dei protagonisti, da un senso agli spazi, gioca con i colori, assapora gli odori (a proposito di odori fatevi inebriare dall'aroma di zafferano con cui Maggiani inizia la sua "Regina disadorna"). Sempre daccordo, dicevo...a parte questa volta. In City l'autore sei solo tu. Un fatto negativo, pensavo mentre percorrevo le strade delle tue pagine. Alla fine, però, mi sono ricreduto e l'ho fatto quando mi sono andato a leggere le note del risvolto di copertina. City è la tua città, ciò che alberga dentro di te, i pensieri di una vita che nascono, muoiono, si fondono, si perdono, riafforano, si trasformano. Storie su storie, volti, nomi e personaggi. Un viale a senso unico, un viaggio in macchina durante il quale chi guida ti indica ciò che si deve guardare...il suo vedere. E' qui, allora, che secondo me è nascosta la forza-non forza di City. Un percorso di altri che possimo fare nostro. La doppia scia parallela tra le foglie di un marciapiede che ad un certo punto si interrompe tanto che ti chiedi se non sia stato il frutto del passaggio dell'Uomo Invisibile. Ecco a cosa può servire il tuo libro, a farci sentire tutto un poco più visibili, con noi stessi e con gli altri. Un saluto Stefano Pasquinucci
Stefano Pasquinucci (Pasquinucci@lycosmail.com)
Aporia e precisazioni.
I. Un bell’esempio di artigianato di genio. Apri lo scrigno, e ti arrendi alla dolce e invincibile cascata di eteroclità, fascino, delicatezza, forza. Di più: ripensandolo tutto insieme, e contemporaneamente, isolandone qualche pezzo rimasto -chissà perché - più in rilievo, finisce che ci trovi - dentro a questo scatolone luminescente - proprio quello che vuoi tu. Quello che cercavi, senza saperlo, da un po’. Allora ci pensi, e,alla fine, sei costretto ad ammettere che questa sorta di archetipo, nel nostro museo delle idee generali, porta il nome di: talento. Ero partito con l’idea di un’opera artigianale (frutto di un “mestierante”) e ho finito con la certezza di un’opera d’arte(creazione di un “talento”).Conclusione aporetica, forse, ma imprescindibile. E dettata da una sensazione strisciante, che è poi quello che ho trovato sul fondo - blu - dello scrigno - luce -scatolone. Per me - a me - City, elargisce fecondità. In qualsiasi senso. E in qualsiasi verso. Quindi. Grazie. II. P.P.(piccola precisazione) Primo: “critiche” al romanzo – City -, non sono ancora riuscito a trovarne, forse per limite mio - cosa probabile - forse per capacità dell’autore a nascondere eventuali punti critici - cosa che allora ti domandi se c’è effettivamente da criticare - forse perché non avevo voglia di andare a cercare qualcosa da “criticare” - cosa dicutibile, ma siamo in un paese libero. Secondo: è abbastanza evidente che c’è già un sacco di gente che, a torto o a ragione, si è addossata - senz’altro a malincuore - la pesante responsabilità di criticare, più l'autore che il romanzo, a ben vedere, che già fa pensare,comunque; aggiungermi al gruppo, non mi è mai piaciuto. Terzo,e ultimo: così, per fare proprio solo un esempio - stupido, ma è più forte di me - quando, mentre leggete, pensate a quelle Kazzo di feritoie che sono bagliori di promesse, e promettono mondi, e - no dico,e - cominciate a fare il confronto con l’idea di Proust, scusate, ma, davanti a un pensiero - a una catena di pensieri - come questa, veramente, io proprio non capisco come diavolo sia possibile pensare - anche - che il libro sia “autocompiacente”(?), che i personaggi parlino tutti con la stessa tonalità o Dio sa solo cos’altro……ma queste sono solo parole del solito stupido lettore convettivo e convergente. A questo punto, felice di esserlo.
Lorenzo (lorenzo@ipbase.net)
IPERTROFICO
Fai un bel lavoro, Alessandro: prendi il tuo Mac (hai scritto col computer, si sente...) e fai il controllo ortografico. Quante volte hai usato la parola ipertrofico? Quante volte la parola talento? Quante volte la parola genio? Pensa a Freud e rifletti: davvero ti senti così superiore a chi ti legge?
Raffa ()
Realtà e fantasia
L'ho letto, City. L'ho comprato lo stesso giorno in cui è uscito in libreria. L'ho finito due giorni dopo. Sono fatta così. La prima lettura non è mai un lento assaporamento: è un pasto vorace, una corsa folle, un'immersione in apnea. Poi l'ho riletto. Con calma. E ho concluso che è meno bello degli altri, ma più geniale. Tento di spiegare. Quando ho letto la prima volta "Castelli di rabbia" sono rimasta sconvolta. "Sui treni, per salvarsi, leggevano. La fissa esattezza della scrittura come sutura di un terrore...". Non so voi, ma da quel preciso istante io non sono stata più capace di salire su un treno - e ne prendo tanti - senza pensare che chinarmi sulle pagine di un libro fosse una pura, semplice e dolcissima vigliaccheria. Non so voi, ma da allora ho capito cos'era quella specie di paura che mi prendeva quando guardavo fuori dal finestrino. La vita che scorre in un lampo, ecco cos'è. La paura di morire, sempre lei. Con City folgorazioni simili non sono capitate. Non mi ha coinvolto direttamente e intimamente. E' il linguaggio, credo. Troppo contorto, in alcuni punti. Quelle perifrasi sofisticate, difficili da leggere perché poco scorrevoli. Non so come spiegare, ma a volte mi hanno allontanato. A livello emotivo, ovviamente. Le ho trovate costruite e artificiose. Penso che AB sia capace di vera "prosa lirica" (perdonatemi l'ossimoro..): in City dov'è finita? Detto questo, l'idea è geniale. Il confronto continuo realtà/immaginazione, l'intersecarsi continuo dei due piani che li rende indistinguibili, mondi reali e mondi possibili che si sovrappongono perdendosi gli uni negli altri. E il western meraviglioso, e quel pensiero di Shatzy sul trovare la propria strada...Anch'io mi sono rotta di tutte le storie sul trovare la propria strada. Penso anch'io di essere una piazza. O un crocevia. Chissà. Saluti a tutti.
Manuela (e.perrone.sgrtv@rai.it)
anteprima recensione
Questa recensione apparirà su " Letteratura e società" ma fra un paio di mesi,indi,se vi va...La leggete prima. Saluti. Laura Jacobbi. Baricco è uno di quegli scrittori che si ama o si odia, in ogni caso fuori dai confini dell’apatica indifferenza tipica di questo fine millennio. Perché sa usare le parole,perché sa giocare con lo stile, perché ha molte storie da raccontare,perché qualche volta le racconta in tv,perché ha successo,perché passa da un genere all’altro con grande naturalezza,perché è bello,perché è un po’ vanitoso,va a sapere perché… O ti piace o lo detesti. E così è “City”. Un libro che puoi scagliare contro il muro per uccidere fastidiosi insetti estivi o un libro che ti resta dentro a lungo,a cui vuoi persino bene,perché spesso succede così,che uno ci si affeziona ai personaggi e se li porta dentro a lungo,un po’ come il protagonista Gould,un genio di dodici anni si porta sempre con sé due amici immaginari ( il gigante Diesel e il muto Poomerang che non-dice un mucchio di cose interessanti nella testa di Gould),ecco si,alla fine Diesel,Poomerang,Gould, Shatzy,il professor Kilroy,tutti tutti quanti i fragili,duri destini di costoro ti entrano dentro e sembra ti parlino, ma non da fuori, no,da dentro,come vocine amiche nella tua testa di lettore e alla fine lasciarli ti spiace, perché sai che ti mancheranno. City è un libro strano:è un libro che contiene moltissimi libri:c’è un western,un incredibile incontro di pugilato, moltissime lezioni di strani professori sui più svariati argomenti:dalle Ninfee di Monet in quanto oggetti curvi, al mirabile saggio sull’onestà intellettuale,alle verande come luogo simbolico della precarietà dell’uomo. Le verande,si.A un certo punto il prof.Bandini dice: “Gli uomini hanno case ma sono verande”,mondi in bilico,idee in esilio,un po’ dentro e un po’ fuori,creature allo scoperto poste su di uno strano confine. Ecco questo libro è un po’ così : lo è il suo stile,lo sono le storie,l’anima dei personaggi,tutto in questo libro è posto su di un confine bellissimo,debole e scoperto. Questo libro è una Veranda. Quindi se le vostre case letterarie sono molto solide e sicure, non comprate questo libro. Finirebbe sul muro insieme alle zanzare. Oppure chiudetevi la porta alle spalle,entrate nella veranda,in un giorno senza vento,appoggiatevi allo schienale d’una sedia a dondolo e lentamente lasciatevi cullare dalle parole,dalle idee,dai pugni,dalla musica di questo viaggio bellissimo. Quando vi alzerete sarete un po’ storditi, un po’ commossi.E forse migliori. Un po’. Laura Jacobbi
Laura Jacobbi (laurajacobbi@iol.it)
PUZZLES
...è quasi finito...sto per ricomporlo.Quando avrò finito di mettere insieme tutti i pezzi se sarò riuscita a farne venire fuori qualcosa di decente potrò dire di aver letto "City" di Baricco. Un libro trova senso nel pensiero di chi lo scrive o in ciò che riesce a trarne chi lo legge?!
ELENA (elenalog@iol.it)
non ho capito........
E' decisamente un bel libro, ben scritto, tutto quello che vuoi... ma io non ho capito... Tutti i libri normalmente ti lasciano un messaggio, e questo in alcuni tratti lo fa anche city... ma il messaggio chiave, quello di Seta, quello di Oceano Mare... io non l'ho capito...; forse mi sbaglio ma Gould dovrebbe essere la risposta al mio quesito, e proprio lui non ho capito... perchè?? Aspetto che qualcuno mi risponda... tra tutti voi che scrivete qualcuno avrà pure voglia di parlarne... Attendo ansiosa
Katia (paszucca@tin.it)
America
Forse "... è il destino, quello..." "... tu potevi guardarli negli occhi, e se guardavi bene, già la vedevi, l'America, già lì pronta a scattare...". Ho guardato bene fin da "Prima della prima" eppure da quando ho "conosciuto" (dal punto di vista letterario) Alessandro Baricco ho una domanda che mi tormenta: ma perchè cavolo uno scrittore che prende per mano e ti accompagna a scoprire i più nascosti sentimenti che hai dentro, deve ambientare tutte le sue storie in... AMERICA? Eppure leggo nele note dell'autore di City ringraziamenti a persone che al più di americano hanno il visto sul passaporto... Provo quella strana sensazione di disagio che mi suscitò la scoperta che aziende calzaturiere delle mie parti producevano scarpe per una notissima casa americana che a sua volta rivendeva i prodotti in Italia ma a prezzi esagerati. Purtoppo quelle scarpe le avevo già ai piedi!
Francesco (fr.gianfreda@anet.it)
Perplessita'
City mi ha lasciato perplessa. Lo trovo un po' lungo, direi quasi eccessivo. Dopo un po' e' come se nauseasse.
Laura ()
E` gratis!
Ciao a tutti! Sono una delle lettrici d'oltre oceano e la nostalgia di casa la combatto anche leggendo i libri di Baricco. Ho appena finito di leggere City e quello che mi rimane e`l'immagine di un mondo cinico, squallido e violento. Non voglio credere che tutto sia all'insegna delle tre EMME: morte, merda e money; e tuttavia penso che alcuni passi di City siano davvero geniali. L'altro giorno ero in una Farmacy a comprare una cornice per una fotografia. Arrivata alla cassa il commesso mi ha detto che potevo prenderne un'altra. Ho risposto che non mi serviva. L'uomo, un pochino stupito mi ha detto: - Ma e`gratis! In quel momento mi sono rivista la scena di Shatzy e Gould al fast food. Sono uscita con due cornici nel sacchetto e un sorriso amarognolo sulle labbra.
Valeria (Garinov@freewwweb.com)
Ebbravo Barì
chi l'ha detto poi, parafrasando Mondrian Kilroy, che un'idea deve diventare organica? city non lo diventa, nemmeno alla fine, va bene, va bene, mi sono divertito moltissimo a leggerlo.
g@p (newgap@tin.it)
pag.190
Camminò i passi del ritorno accostandoli al rimbalzo immaginario di un pallone ipotretico a cui dava movimento con la mano, spingendolo nel vuoto, sentendone i rintocchi sul selciato, caldi e regolari come battiti di cuore rimpallati via da una vita quieta. Questo è un vero finale di city. Qual'è la terza foto appesa allo sportello di Gould a pag.320 ? Abbiamo solo tre possibilità: * Shatzy Shell * le gemelle Dolphin * la madre Bariccodipendenti, rispondente al quiz!!! A presto.
marco (noccioli@iol.it)
Niente titolo
Ciao Sandro, grazie per avermi ringraziato per averti scritto sul forum. Come sai ho varie cose da dirti su City, ma visto che c'è questo sito magari qualcuna la dico qui. Tra tutte le cose che ho da dirti ne scelgo una: il western. O , meglio, l'accoppiata boxe+western, che mi è davvero piaciuta molto. Voglio dire che mi è piaciuta molto soprattutto come accoppiata, cioè INSIEME boxe e western mi sembra che abbiano avuto più valore che la semplice somma del valore della boxe più quello del western. Forse si moltiplicano? Fatto sta che mi sono domandato fin dove potresti spingerti a mescolare questi schemi narrativi (la boxe ovviamente lo è). Voglio dire che probabilmente queste mescolanze potrebbero, se ben studiate, valere come tessuto narrativo in proprio, senza cioè il bisogno di immergerle in un'altra storia che tutto comprenda. Per quanto tu sia sempre attento a lasciare delle attese senza risposta, anche City è una storia che in qualche modo tiene tutto insieme. Non sto dicendoti che tutto dovrebbe andare a rotoli (magari lo penso, ma non lo dico a te), ma solo che la coesione reciproca di alcuni moduli potrebbe essere già sufficiente a legare le parti in un tutto. Va bene, sono stato abbastanza confuso? Se no, dimmelo che ci riprovo. Un saluto a te e a tutti quelli del forum.
Dario Voltolini (dvoltolini@altavista.net)
Ma da dove ti viene questo genio?
City rappresenta il trionfo del romanzo italiano di questa fine millennio, come Baricco può essere definito il degno rappresentante dell'arte romanziera italiana nel III millennio. Una perfetta combinazione tra l'ironico malessere di una vita in un mondo da rimodellare per essere vissuto con piacere, patita da Gould, e un amaro e distaccato cinismo, per conservare la propria dignità e difendere il proprio essere, ovvero il sentimento che muove Shell. Un quadro reale di una realtà in cui l'evasione in un mondo parallelo, come la boxe e il western, rappresenta l'unico stimolo per continuare ad andare avanti. Grazie, Baricco, genio moderno per avermi fatto conoscere altri personaggi, come Poomerang e Diesel, che rimarranno in me per sempre, insieme al professor Bartleboom, Jun, Mormy e il mitico Novecento.
Ivo Furano (ivo_net@hotmail.com)
Baricco mi scusi
Perchè quest'esterofilia continua? Non era meglio "una cosa tipo" SARA FINI, NIENTE A CHE VEDERE CON QUELLO DEI TORTELLINI! Grazie per questo spazio!
elena (0558997239@iol.it)
Americano?
Caro Baricco, sono un tuo collega meno noto (mi conosci ma sto anonimo...) Perché scrivi aggettivi come "dannato" e "fottuto" e avverbi come "dannatamente"? Non lo sai che stanno male, essendo direttamente presi dall'americano? Danno un'aria di traduzione (sbagliata) dall'americano. "Fucking" si dovrebbe tradurre "del cazzo", mica "fottuto"! Va beh, va... Il bello è che sono sicuro che lo sai ma sai purtroppo anche che piacciono ai lettori (diseducati) e allora li usi. Per me questa è cattiva fede. E poi: troppe storielle non indispensabili al libro, alla fine stancano. Non è detto che la letteratura debba essere un fuoco d'artificio continuo. E poi: davvero basta con Carver e Salinger, i due più sopravvalutati del XX secolo! Ciao, un tuo collega segreto.
Anonimo Italiano (mondo@netcity.it)
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È un caso che fra i messaggi che ho letto (ben pochi, qua e là), ci siano solo complimenti? Ho letto City tempo fa, non ho saputo resistere alla tentazione di comprarlo, ma mi è sembrato un libro incompleto. Ci sono elementi esasperati che non hanno ancora trovato il loro equilibrio, ma soprattutto i personaggi sono un unico grande Baricco. Baricco dilagante dalla prima all'ultima pagina. Come se non ci fosse stato tempo di completare bene i profili e di differenziare i registri. Ciao Francesca (faleri@humnet.unipi.it) |
Sylvia (talula47@hotmail.com) |
momenti Tiziano Marciani (tmarcia@tin.it) |
SBARICCO! Antonella (antonellha@hotmail.com) |
mhmhmhmh Sara (tsugumi20@hotmail.com) |
Numeri & lettere Luca (rubikluk@freemail.it) |
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messaggio Dona (camillet@sslmit.univ.trieste.it) |
Non sempre c'e' un titolo per le cose che si scrivono MMP (mparnig@newholland.com) |
Messaggi dal 1 Giugno 2000 al al 31 Dicembre 2000
|
La mia prima recensione Olimpia Loddo G (olimpialoddo@tiscalinet.it) |
Ho sbagliato, ma non troppo () |
City Lagopesole 2000 (laura_sms@wappi.com) |
a piedi nudi AD () |
Leggerezza Maria Laura (rml.lini@ri.tws.it) |
Western Ivo (ale.ivo@isiline.it) |
IL RITMO roberto (robcan@libero.it) |
Messaggi Gennaio maggio 2001 |
Un intruglio di personaggi! Roby (r.tesei@aesinet.it) |
jazz fabio anedda (hegba@libero.it) |
Un giorno ideale per i pesci banana... Laur@ (venturi.laura@tin.it) |
On The Road Cesare F. (czar.1@tiscali.it) |
Messaggi dal Giugno al Dicembre 2001
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city Maurizio Romani (mauromani@lycos.de) |
un vento gelido Bettina (elilivio@tin.it) |
SFIDA Doreen (sbelard@tin.it) |
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