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L'accoglienza di City tra il lettori


Sin dai primi giorni dopo l’uscita in libreria (5 maggio 1999), City si colloca ai vertici delle classifiche dei libri più venduti pubblicate dai principali quotidiani.

Sui dati relativi alla prima settimana, La Stampa, parla di oltre 6000 copie vendute e, per tutto il mese di maggio, le classifiche di Repubblica danno City al primo posto, e quelle de La Stampa e del Corriere della sera, lo attestano comunque tra primi posti, in competizione con Il testamento di Grisham, L’eredità di Eszter di Marai e con il Camilleri de La Mossa del cavallo.

Ancora per le prime tre settimane di giugno, City si colloca entro la prima metà delle classifiche dei libri più venduti e, solo a settembre scompare dalle liste dei primi dieci titoli, rimanendo tuttavia fino a tutto il 1999 ai primi posti delle sottoclassifiche relative alla narrativa italiana.

Tuttavia, City è il romanzo che segna il principio di una svolta nel rapporto tra una parte del pubblico e la scrittura di Baricco. 

Mentre Castelli di rabbia, Oceano mare e Novecento avevano raccolto il consenso unanime dei lettori che apprezzano Baricco e Seta lo aveva mantenuto, sia pure con qualche cenno di prima incrinatura, City è accolto da una maggiore articolazione di giudizi.
Se alcuni lettori considerano City il capolavoro di Baricco, altri parlano di delusione, non riconoscendovi le atmosfere che li avevano incantati nelle opere precedenti. C’è chi afferma di non essere riuscito ad andare avanti nella lettura oltre un certo numero di pagine e chi, non accettando la propria delusione, dichiara il proprio impegno a una rilettura per dare una seconda possibilità al testo.
A partire da City, in effetti, una parte del pubblico continuerà a seguire Baricco coltivando una forma di nostalgia dei primi romanzi che eserciterà nella ricerca, all’interno delle opere successive, di passi e atmosfere capaci di evocare le emozioni in precedenza provate.
Anche i lettori che apprezzano City operano raffronti con i primi romanzi, ma mostrano chiavi di lettura differenziate, inquadrando alternativamente City in un’ottica di continuità o di svolta sperimentale. In entrambi i casi però anche essi esprimono le proprie emozioni di lettura in termini differenti rispetto ai termini che ricorrono nei commenti sulle opere precedenti. Laddove le parole più usate per Oceano mare sono incanto, sogno, magia, poesia, musica, le parole ricorrenti a proposito di City sono spaesamento, disorientamento, bisogno di rilettura, amarezza, caos, genialità, complessità, fantasmagoria.
La parola che, nei commenti dei lettori di Baricco, dà il polso del sentire rimane comunque la parola “emozione”. Chi legge in City la rottura di un incanto sostiene che il libro non emoziona, mentre chi ritiene City all’altezza dei romanzi precedenti, o addirittura il capolavoro di Baricco, esalta la capacità del testo di emozionare. Semmai, è da notare che quando i lettori parlano di coinvolgimento emozionale, in City sottolineano soprattutto singoli brani, mentre riguardo alla visione d’insieme del testo prevale, con esiti positivi o negativi la sensazione di disorientamento.

Baricco si mostra pienamente cosciente delle difficoltà che i lettori incontrano in City e non manca mai di sottolinearne l’intenzionalità, pur nella consapevolezza dello scollamento di una parte di pubblico. Di contro, nel corso delle chat o delle interviste che rilascia, continua a segnalare City come il suo miglior libro, anche a più di un decennio dalla sua pubblicazione.


Baricco vs lettori

Dalla chat su City del 29 luglio 2000

D: Io Novecento l'ho regalato a tanti tanti...anche oggi. Per me è una meraviglia, come Oceano Mare. City è il tuo preferito ma io per la prima volta ho faticato a finire un tuo libro....

AB: Lo so che City è più faticoso. Come è faticoso quando un taxi ti scarica a New York e tu hai tutto da scoprire e una città enorme di cui non sai niente e i casi sono due: o sarà solo una gran rottura di palle, o sarà una meraviglia.

D: Siccome da mezz'ora che sto qui non spiccico una parola, con sincerità una cosa volevo dirtela: che t'ho voluto bene, anche se eri piemontese, fino a prima di Seta; ora non che non te ne voglia, ma ci sono troppi arzigogoli, storie che per capirle vanno lette due volte e la cosa non mi va giù. Poi il film, City, il fatto che ho letto che ti ricompri Novecento. Nel mio paese i giorni vanno tranquilli, si vive pensandosi al centro del mondo e si vogliono storie serene, niente di troppo. Questo mi piaceva di te.

AB: Lo so, lo so. Però io non posso passare la vita a scrivere tanti Seta. A me piace la complessità. Credo che sia un'emozione, la complessità. Dunque vado avanti, curioso di vedere quanti di voi hanno voglia di venire con me.

D: Non ti sembra strano che siamo quasi tutti d'accordo che city non ti rende giustizia mentre a te piace tanto? Lo stesso vale per Madame qualcosa, che io non ho visto ma di cui mi hanno detto molto male. Scollamento
AB: Già. Scollamento. Però bisogna dare tempo, ai libri. Per City ci risentiamo tra qualche anno.

Dal Salone del libro di Parigi del 23 marzo 2002

AB: L'idea che mi sono fatto io è che in City sono entrati meno lettori che non nei miei altri romanzi, ma quando sono entrati hanno fatto un'esperienza che negli altri romanzi non c'è.

Questa è la mia illusione che giustifica il libro che è il libro mio che io più amo.

Perché è geniale.

 

Dalla chat su Senza sangue del 28 agosto 2002

D: ciao Alessandro, è un grande libro Senza sangue?? A me è strapiaciuto Oceano Mare, invece con City eri un pò troppo avanti forse.. Con Senza Sangue quanto lontano sei andato..??

AB: Con City andavo in un posto che ancora non conoscevo. Senza sangue sta in un posto che conoscevo meglio. Non so, è difficile da spiegare. Diciamo che ogni volta che io scrivo un libro è perché voglio finire in un posto che ho visto nelle mappe della mia immaginazione ma in cui non sono mai stato. presumo che esista, ma poi chissà. parto e lo vado a cercare. Il posto di City era davvero molto lontano, e infatti è un libro pieno di strappi, di tappe nel nulla, di falsi sentieri, cose così (che a me piacciono molto, ai lettori meno). Senza sangue invece sta in un posto più vicino, molto difficile da raggiungere (salite della madonna), ma più vicino. E infatti non ci sono strappi, è più compatto, è come il passo di uno che sale su una montagna. Ci hai capito qualcosa?

D: Interessante la tua parade, peccato che tu non abbia citato Oceano Mare che, ci scommetto, assieme a Novecento è quello che tutti noi "fans" amiamo di più....

AB: Lo so, Ocenao Mare resta forse il più amato. Ho cercato di capire il perché, ma non so bene. Forse lì c'era una forma di poesia che ai tempi amavo molto, e che poi mi è venuto da limare molto, asciugare, che ne so, nascondere, forse. Ma i lettori l'hanno molto amata. E poi forse c'è un'altra cosa: Oceano Mare è il libro che sta meglio in bilico fra complessità e ordine, tra generosità e rigore. City, per esempio, sborda verso il caos, e Seta è maniacalmente ordinato, non c'è caos. Però è proprio per quello che io non riesco ad amare OM come certi miei lettori: mi sembra un po' troppo "giusto", se capite cosa voglio dire. I libri dovrebbero essere sempre delle avventatezze, dei gesti maleducati, degli errori (se capite cosa voglio dire).


Dalla chat su Senza sangue un anno dopo del 13 ottobre 2003

D: Ma mi spieghi, secondo te, perchè tutti hanno adorato Oceanomare e non altrettanto City? è la cosa più bella che tu abbia mai scritto, Castelli di rabbia a parte.........

AB: Beh, Oceano mare è più comodo, è come una casa costruita per essere comoda, non banale, ma comoda. City invece è scomodo. Ti costringe a stare sveglio tutto il tempo. Ti costringe a fare strani giri. Non tutti gradiscono, sai? E poi credo anche che sia una questione di poesia. Non so spiegarmi bene, ma in Oceano mare c'è una poesia immediatamente accessibile, mentre in City e più nascosta. Devi darle tempo.

D: Ti è mai capitato di sentire il peso reale

AB: Il peso reale dei lettori? Sì, mi capita. Mi è capitato quando, da un libro all'altro, cambiavo direzione, e allora sentivo la fatica di trascinarmi dietro in quella curva tutta quella gente. Quando ho scritto City, che è un labirinto, dopo aver scritto Seta, che è una linea, ad esempio. E ovviamente quando ho scritto Senza Sangue, che è un distillato, dopo aver scritto City, che è un'alluvione.


Dall'intervista di Kay Rush a Nonsolomusica su Telecinco

D: Ho cominciato a leggerlo e l'ho messo giù: questo non è il momento. Questo significa  che per me è un libro complesso, impegnativo. L'ho tirato fuori sei mesi fa e l'ho letto in un giorno.[…] A te piace in maniera particolare questo libro.

AB: Sì a me piace molto City perché risolve molti problemi che erano aperti, per uno scrittore. Poi racconta delle cose che sono molto vicine al senso ultimo delle cose. Non ci sono tanti orpelli. Si va dritto allo scopo. Non c'è tanto decoro. C'è un punto e tac. Anche per questo ci sono storie del west, del pugilato, perché sono tutti mondi in cui non hai molto tempo per fare tante scappatoie o per gli arabeschi. Si gioca tutto in poco: il tempo di una sparatoria o di un incontro di boxe. È tutto un libro in cui le cose dell'umano sono spinte contro un muro e la gente deve decidere se stare... Per questo mi piace molto; e poi ha una costruzione molto bella. Mi piace molto.

Naturalmente dà dei problemi al lettore.

D:  Ti rendevi conto mentre lo scrivevi?

AB: Sì. Ma sinceramente… Avevo anche questo problema di questo grande pubblico di Seta, City è stato il libro che ho scritto dopo Seta. Nelle prime 50 pagine di City, subito hai l'impressione che è qualcosa di complicato, di complesso. Ed era per avvertire tutte queste centinaia di migliaia di lettori che questa era una storia, invece, che purtroppo aveva bisogno di... Per Non promettere cose che poi non mantenevo.

Per cui all'inizio il libro è molto duro. Chi supera quella selezione lì, poi secondo va, come te.

Poi va bene perché ci sono tante storie. È bello. Mi piace molto: c'è una strettoia iniziale, e poi, ma anche dopo. Ma, come dico sempre, è la stessa esperienza che si fa quando si va in una città che non si conosce: tu vai a New York esci da un albergo, prima volta, e certo che è difficile; non è come andare a casa tua. Giri,  sbagli, finisci in un quartiere, non so, cinese, poi dici: no, ma volevo andare alla cattedrale, poi vai alla cattedrale, giri. Lo stesso tipo di esperienza un po' spaventoso, ma anche emozionante... scoprire.


Dalla serata del 29 novembre 2009 dedicata a Emmaus al Teatro Valle

AB: Se uno segue un po’ i miei libri scopre un po’ questa forma di irritazione per cui, se qualcosa è piaciuto, io tendenzialmente poi, dopo ne faccio una che è il contrario. Dopo Seta, per esempio, che era questo libretto, lineare, piccolo, senza asperità, strutturali né linguistiche particolari (avrei dovuto scriverne altri cinque se volevo fare quello, se volevo solo prendere soldi nella vita), e il libro dopo è forse il più complesso che ho scritto come struttura. E lì c’è proprio una sovrabbondanza di irritazione proprio. Mi ricordo che le prime dieci pagine del libro (non so se qualcuno di voi l’ha letto. È il mio miglior libro, quindi leggetelo) sono tre storie una di fila all’altra senza pause, proprio una schiacciata contro l’altra, senza che sia data nessuna indicazione al lettore per orientarsi. Cioè il tavolo è veramente scomodo, proprio scomodo. Troppo scomodo. A me faceva godere da morire. Però c’è anche proprio quel fastidio lì. Io mi ricordo che il mio editore di allora, un po’cautamente (perché dopo che incassi una certa cifra le osservazioni te le fanno molto meno) però molto cautamente mi ha detto: «ma se potessimo isolarle queste tre storie, cioè mettere solo uno spazio bianco tra la prima la seconda e la terza così almeno si orientano un po’ meglio… sanno che è cambiata la storia perché se no…» E mi ricordo che ho detto «ma neanche per sogno…»

Risultato: abbiamo venduto un quinto. Però mi ricordo, mi piaceva così, lo volevo così. L’ho cercato così.



City è il romanzo che rivela anche una peculiare categoria di lettori che, con passione altrettanto viscerale di quella dei fan, disprezza Baricco ma non rinuncia a leggere e commentare ogni uscita di una nuova opera e ogni evento cui Baricco partecipa, scrivendo su blog, forum, social network e siti che raccolgono recensioni.

Il sentire dei lettori affiora, già dalla settimana che precede l’uscita di City in libreria, sul sito aperto per il lancio del libro, all’interno del quale è subito attivo uno spazio per i commenti intitolato La City dei lettori.
City è il primo libro italiano il cui lancio pubblicitario è affidato al web e rappresenta quindi per i lettori di Baricco la prima occasione di esprimersi e comunicare, tra loro e con l’autore. Il forum rimarrà online fino al settembre del 2005 ma i messaggi pubblicati, congelati nel 2003, saranno nel tempo sempre meno collegati a City e sempre più orientati alla interazione tra i partecipanti o alle comunicazioni e ai commenti sull’attività di Baricco e sulle uscite delle opere successive a City.
Durante il periodo in cui è in linea il sito abcity.it sono organizzati tre incontri con i lettori in forma di chat. Il primo incontro ha luogo il 29 giugno del 2000, poco più di un anno dopo l'uscita di City e l'apertura del City Forum. La chat, dal titolo Linea diretta con Alessandro Baricco, è ospitata dalle 14 alle 17 su una pagina interna al sito, dove rimane archiviata. Le altre due chat sono organizzate su siti Rizzoli il 28 agosto 2002 in occasione dell'uscita di Senza sangue e il 13 ottobre 2003, l’ultima, intitolata Senza sangue un anno dopo.
La maggior parte delle domande su City appartengono alla chat del 2000, ma City si ritrova anche nei messaggi delle chat successive.
Anche le chat che Baricco intrattiene con i lettori nel 2000 e nel 2002 diventano oggetto di messaggi del City Forum, così come il City Forum è oggetto di domande e risposte in chat. Per la chat del 2003, a City Forum chiuso, l'interazione tra gli spazi di comunicazione utilizzati dai lettori di Baricco si sposta nelle discussioni sulla mailing-list del sito amatoriale (non più online) Oceanomare.com, creata nel 2002. Diverse domande della chat del 2003 sono firmate dall'"Oceanomare" della mailing-list e la chat è tema di messaggi in parallelo in mailing-list e di commenti nei giorni successivi.
La mailing-list nasceva dall’esperienza del City Forum e da quella della costruzione del sito Oceanomare.com, che si presentava come un portale sull’attività e le opere di Baricco. Collegata al sito come luogo di discussione, la mailing-list assunse presto la connotazione di una piazza virtuale sulla quale gli iscritti condividevano spunti di riflessione e frammenti di vissuto non sempre e necessariamente ricollegabili a Baricco. City era uno tra gli argomenti in topic più discussi, anche per l’intrecciarsi delle discussioni in mailing-list con l’idea della costruzione di questo sito. 

 

Con l'avvento Facebook, la mailing list diventa uno strumento di discussione obsoleto ma, su Facebook, City non riesce ad emergere tra i gruppi e le pagine dedicate a Baricco, se si eccettua la pagina dedicata alla costruzione di questo sito che dà conto degli aggiornamenti e dello stato dei lavori.  Il principale approccio delle pagine Facebook a Baricco è quello della condivisione di citazioni decontestualizzate dalle opere di provenienza e, per quanto riguarda City, prevalgono frammenti tratti dalle lezioni dei professori di Gould o dai racconti di Shatzy.
Il rapporto controverso del pubblico nei confronti di City emerge anche dalle pagine dei siti che raccolgono i commenti dei lettori al fine di orientamento per gli acquisti.

Recensioni, opinioni, commenti, rispecchiano l’articolato panorama della ricezione di City tra i lettori e permettono di identificare le caratteristiche che, da City in poi, connoteranno i lettori di Baricco nostalgici delle atmosfere dei primi romanzi, o propensi allo sperimentalismo delle opere successive o stroncatori tout court.

 
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