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Il resto è tempo che passa


(Anteprima)

«Questo libro è costruito come una città, come l’idea di una città. […] Le storie sono quartieri, i personaggi sono strade. Il resto è tempo che passa»

 

«Mentre per il nostro modello culturale il passato è un tesoro sepolto, e possederlo significa scavare fino a trovarlo, per il barbaro il passato è ciò che, del passato, risale in superficie e entra in rete con schegge del presente. Sono come zattere sopravvissute a un naufragio, e arrivate fino a noi tenute a galla dalla corrente indecifrabile del sentire collettivo», scrive Baricco ne I barbari .

La dimensione temporale di City è presentata da Baricco come una variabile residuale rispetto alla dimensione spaziale che appare invece preponderante. «Questo libro è costruito come una città, come l’idea di una città. […] Le storie sono quartieri, i personaggi sono strade. Il resto è tempo che passa» scrive Baricco sui risvolti di copertina della prima edizione. Tuttavia, il tempo rileva in City, oltre che come necessaria struttura della narrazione, anche come tematica portante. Persino  quando, sempre sui risvolti di copertina, Baricco utilizza la metafora spaziale del viaggio per descrivere il lavoro di scrittura di City, lega il concetto spaziale di viaggio a un riferimento temporale scrivendo di avere «viaggiato per tre anni in City».

Diverse dimensioni temporali si intersecano in City. Baricco, sia nella prefazione cartacea, sia in quella on line del testo, segnala la giustapposizione dell’ambientazione nel presente delle vicende dei personaggi rispetto alle ambientazioni nel passato della storia western e della storia di boxe che si intrecciano. Scrive sui risvolti di copertina della prima edizione: «Così, per la cronaca, vorrei dire che per la prima volta ho scritto un libro che, almeno in parte, è ambientato ai giorni nostri. […] Per intanto mi sono un po’ riposato dallo sforzo disegnando un paio di quartieri, in City che scivolano indietro nel tempo. In uno c’è una storia di boxe, ai tempi della radio. Nell’altro c’è un western». E ribadisce sulle pagine on line: «Per la prima volta, ho fatto questa cosa strana di raccontare storie che accadono ai giorni nostri, e non in qualche immaginario passato. Mi son messo di impegno: per dire: il libro inizia con una telefonata. Roba moderna. […] Comunque, dato che i vizi sono difficili da abbandonare, in City ci sono anche due quartieri, piuttosto grandi, spostati un po’ indietro nel tempo. C’è una storia di boxe, e c’è un western».

Se Castelli di rabbia, Oceano mare e Seta avevano ritagliano uno spazio narrativo altro in un passato immaginario, l’ambientazione di City sembrerebbe allora confrontarsi, per la prima volta e parzialmente, con il presente metropolitano. Eppure, Baricco sembra, in sostanza, ostentare una certa estraneità rispetto al presente della storia di Gould e Shatzy, suggerendone la fatica costruttiva, in contrasto con la naturale dimestichezza nei confronti del passato dei due quartieri che scivolano indietro nel tempo.

La presa di distanza dal presente come periodo storico reale in cui ambientare una storia è confermata anche in un’intervista del 17 febbraio 2003 sul Corriere della sera , in occasione dell’uscita di Castelli di rabbia in edicola, col giornale del giorno dopo.

«Ci sono delle storie che sorgono in me e mi sembrano importanti, fin dall'inizio non appartengono a un tempo o a un luogo definibili. Sono mondi staccati con leggi proprie, dei non luoghi come Paperopoli. A me pare in questo modo di andare più diretto al senso di ciò che ho in mente. Il presente non c'entra quando scrivo».

Anche l’ambientazione nel presente metropolitano di City in effetti non assolve al compito di dare una connotazione storica di contesto di riferimento all’identità sociale e alle azioni dei personaggi ma contribuisce piuttosto alla costruzione di una sorta di non luogo. Allo stesso modo, tuttavia, i due quartieri che scivolano indietro nel tempo non descrivono un passato storico ma sono ulteriori mondi specchio del quartiere principale, ognuno con leggi spazio-temporali proprie.

Sebbene Baricco mostri di volere distinguere due dimensioni temporali differenti in City, non c’è allora una contrapposizione reale tra passato e presente. I due quartieri che scivolano indietro nel tempo, la storia di boxe e il western non sono due dimensioni temporali parallele e come tali distinte da quella della diegesi, ma mondi specchio simultanei che “metabolizzano” la irriducibile molteplicità di una realtà in cui i piani delle fantasie nel passato immaginario e dell’esperienza nel presente, altrettanto immaginario, si intersecano e sono compresenti, nella percezione dei personaggi e del lettore stesso, nell’unico tempo che scandisce fantasie e esperienza.  Tutti gli eventi, reali o immaginari, risultano contemporaneizzati in uno spazio narrativo di cui condividono la natura testualizzata e virtuale. È lo spazio in cui più autenticamente si muove l’occidentale medio che abita sempre meno il mondo esperienziale e sempre più spesso la sua descrizione, la quale oltre tutto, non è più appannaggio esclusivo della letteratura ma la risultante di una costruzione multimediale complessa in cui appare crescente l’influenza delle logiche spaziali, reticolari e connettive, del Web.

La dimensione temporale di City si trova allora inestricabilmente intrecciata con quella spaziale, tanto da apparirne assorbita. Si può dire che nel rapporto tra spazio e tempo in City è rappresentata ed evocata, in un unico movimento, la percezione della dimensione spazio-temporale dell’età delle tecnologie cinematografiche, televisive e del Web. Il tempo può essere dilatato al ralenti sino a coglierlo nei suoi istanti minimi, al di sotto della comune percezione sensoriale. Può anche essere accelerato fino ad annullarsi quasi del tutto nella velocità di un click di mouse o di telecomando che permette, saltando da un contesto spazio-temporale a un altro, di allineare nello stesso istante su uno schermo immagini segmentate di epoche diverse, irrelate e ricontestualizzate nel presente.

In City le storie sono i quartieri della città, con un esplicito accostamento del concetto spaziale di quartiere e di quello irrinunciabilmente diacronico di storia, di per sé narrazione di vicende che si sviluppano nel tempo. Baricco disloca i quartieri della città/libro in dimensioni temporali differenti, per cui gli spostamenti da un quartiere all’altro configurano anche salti tra presente e passato. Si può anche dire però che Baricco dispone le diverse storie del libro/città su un piano anziché lungo una sequenza cronologica, per cui gli spostamenti da una storia a un’altra configurano salti tra il mondo diegetico e i diversi mondi specchio in cui si riflette.  

Analogamente, in City, i personaggi sono le strade della città e anche qui il concetto spaziale di strada è accostato a quello irrinunciabilmente diacronico di personaggio, di per sé replica dello sviluppo di un destino umano. Baricco traccia le strade della città/libro su percorsi che collegano i quartieri in una mappa, ma il reticolo che le strade disegnano si compone attraverso il consumarsi nel tempo del destino dei personaggi. Si può anche dire però che i personaggi vivono e collegano gli episodi del libro/città nel corso della propria esistenza, ma il loro destino rivela il proprio senso nella ricostruzione della mappa dei mondi specchio del testo.

Con City Baricco mira in effetti alla costruzione di una scrittura in cui si fondono in un’unica esperienza lo spazio e il tempo testuale, sul modello già individuato nel suo barnum sulla Mezquita di Cordova di uno spazio/esperienza capace di cristallizzare «tutto e il contrario di tutto, e tutto in un solo luogo, in un solo momento, e non è un oggetto, non è un'immagine, è uno spazio, è una cosa che non vedi tocchi senti, è un cosa in cui sei» e in cui «quando ci sei dentro sei da un sacco di parti, e per un istante, ma sgranato su secoli».

Si può ipotizzare che City sia ambientato in una sorta di spazio-ipertesto, in cui i personaggi si muovono come un puntatore attivando sotto forma di visioni epifaniche o di salti nell’immaginario le connessioni ai nodi dell’immaginario collettivo di cui è intrisa la realtà. Si può ipotizzare anche che i riferimenti temporali contribuiscano all’attivazione di immagini sedimentate nel lettore che, come uno scenario per uno spettacolo, favoriscano la creazione dell’ambiente da parte della storia.

Le storie di City non sono in effetti ambientate in un dato tempo o spazio, ma spazio e tempo sono strumenti che permettono alla storia di evocare, anziché descrivere, un ambiente artificiale, testualizzato e virtuale. Solo in un ambiente di questo tipo nella poetica di Baricco è possibile riuscire ancora a dire qualcosa di autentico nel tempo in cui ad essere abitate nella quotidianità sono le repliche del mondo, le sue descrizioni, più che il mondo stesso.

City è così una città/testo e testualizzato è il suo tempo in ognuna delle sue dimensioni. Considerando nel loro complesso, sincronicamente, le storie articolate nel testo, il tempo di City non è certo oggettivamente cronologico, ma non è neanche il tempo soggettivizzato, segnato dall’andamento dei flussi di coscienza della narrativa moderna. Non sono i monologhi interiori dei personaggi a condizionarne il ritmo ma qualcosa di esterno ad essi, che non è realtà fattuale eppure è capace di creare riferimenti condivisibili al di fuori della psicologia individuale. Il tempo di City è un tempo che torna per certi versi oggettivo in quanto ancorato a un contesto che, se non è più il mondo, è la sua descrizione comunemente condivisa nell’immaginario collettivo.

Da un punto di vista diacronico, all’interno di ogni singola storia, i riferimenti allo scorrere del tempo sono forniti in anni, mesi, giorni e addirittura ore, a simulare una sorta di realismo, ma il ritmo che scandisce l’andamento di ognuna delle storie che i personaggi abitano è in effetti testualizzato anch’esso. La storia di Gould è ritmata dalle vicende narrative ed editoriali del fumetto Ballon Mac; nel western gli episodi sono scanditi dalla musica fatta da Shatzy con la bocca, che chiude le scene in maniera tipicamente cinematografica; nella storia di boxe sono le radiocronache di Dan De Palma a dare il ritmo incontro per incontro.

La funzione di questi testi che cadenzano il racconto delle storie è quella di contribuire ad attivare nel lettore il contesto corretto entro cui ambientare le storie. Una volta riconosciuta la tipologia di testo, “il resto è tempo che passa”, in ogni storia e per ogni personaggio.

 

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