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City in inglese


Ci sono giusto due lingue nelle quali io posso leggere e capire.  Che sono francese e inglese. 
[...] L'inglese mi fa sbiellare. City in inglese è bellissimo. I dialoghi son più veloci. Il francese è più lento. Allora, alcuni pezzi in inglese mi sembrano più belli dell'italiano.

(Baricco al Salone del libro di Parigi del marzo 2002)

La traduzione in inglese è di Anne Goldstein, già traduttrice di Seta.  

Sempre al al Salone del libro di Parigi del 2002, Baricco, a proposito della traduzione di Seta aveva detto: Seta in inglese è assolutamente un altro libro.

"E' vero che Seta era molto diverso. Lì il traduttore ha fatto delle scelte molto significative. E' intervenuto con una certa personalità. E questo può darsi che abbia modificato un po' il dna del libro."

Scelte significative risultano tuttavia anche nella traduzione in inglese di City, dove il QI di Goud, che in italiano è 108, diventa 180.

Le edizioni in inglese

Sui risvolti di copertina dell'edizione americana, si legge che  City è ambientato negli Stati Uniti, circostanza che spinge Baricco a precisare, cogliendo l'occasione di una domanda della chat del 2002 sul sito Rizzoli, d non avere mai pensato a un'ambientazione di City n America.

Salve Baricco, Le scrivo dagli USA, dove studio per un dottorato di ricerca in lett. comparata e insegno. Qui sono appena le nove di mattina. Allora, City e' finito sul programma di un corso di letteratura comparata qui a Penn State, condotto dal professor Djelal Kadir. Il corso, che iniziera' il 9 settembre, si intitola "Worlding America": parleremo dell'"America" descritta e raccontata dal di fuori delle Americhe, dai tempi pre-colombiani ad oggi. A seguire il corso ci sono diversi studenti avanzati, a cui rimane solo la tesi di dottorato da scrivere. Io faccio parte di tale ciurmia e in qualita' di ABD student ("all but dissertation," but we like to think of ourselves as "all but dead"), mi tocchera' condurre una lezione per i i mei colleghi. Il 18 novembre parlero', fra l'altro, di City e dell'America di City... compito estremamente difficile! Ma felice (adesso dovrei spiegarle che mi occupo di images of the US in narrative, in particular fisrt-person narratives, and film outside of the US, ma e' troppo lungo e non gliene frega niente a nessuno in tale constesto). Io avrei mille domande da farLe, come puo' immaginare, tutte domande da intellettuale... e mi vergogno e mi viene da ridere se penso al professor Kilroy, alle sue tesi sulle idee, e ad Ishmael, melvilliano platonista a caccia di pensieri elusivi... Non ce la faccio a fare domande. Mi vergogno troppo. Eh si', Moby Dick era la mia seconda bibbia, poi pero' sul comodino ci e' finito un altro libro, accanto alla bibbia: Oceano Mare, perche' quando voglio pregare in un certo modo, leggo ad alta voce la preghiera che e' li'. Quello che vorrei da Lei, invece, sono due parole (forse piu' di due) su City e l'America di City, qualcosa che io poi certamente leggero' in classe, il 18 novembre. Quando partii nel '99 per gli USA, avevo in borsa City, regalo d'arrivederci dei mei amici napoletani. Io sono di Napoli. In aereo pensavo, senza leggere (ho letto City dopo tre anni): "Che bello se riuscissi a portare ospite a Penn State Baricco!" Poi me ne sono dimentica (perche' ci si dimentica dei castelli in volo transatlantico quando si e' a terra e non ci si ripassa neanche in visita nel viaggio successivo.)Finche' un bel giorno il mio prof. mi fa: "Are you familiar with City?" E io sobbalzo: e' arrivato Baricco a Penn State! Dico al mio professore che, si', City e' in famiglia, accomodato sulla mia libreria; gli parlo di Seta, mai letto un quadro piu' bello, di Castelli di rabbia, di Novecento, di Oceano Mare che e' sul mio comodino, gli racconto la storia dei castelli in aereo, ma City non l'avevo ancora letto. Ora mi ci sono persa, e prima del 18 novembre dovro' rileggerlo almeno altre due volte per ricomporlo nella mia testa! Ho troppe idee strambe, al momento, tipo che City mi sembra pensato in americano, e tradotto in italiano --tant'e' vero che non vedo l'ora di leggere la traduzione!--, che la storia del bilirado,parabola perfetta della vita, mi sembra lo sfotto' delle armi intelligenti che sanno sempre dove colpire (efficacissimo accostamento di quella pagina alla presentazione del generale... piu' che la metafora, la' funziona la metonimia!), che le idee di Kilroy mi ricordano il Socrate di Platone, che e' difficile ricostruire il gicoco dei punti di vista. La verita': ci si sente piu' sicuri quando si capisce che Gould e' pazzo (Ah! Benedetta umanita'!)Pero' e piu' divertente andare a caccia di colui che ritrae se stesso nell'atto di inventare storie, in mezzo a tutti quei punti di vista (Melville mi ha abituato a questa caccia) Vede? Sto rischiando di "fare" l'intellettuale... mi perdoni il gico di parole. Mi faccia un regalo, se puo': mi parli dell'America di City e dell'ironia che l'ha costruita. E mi perdoni gli errori. Non ho lo spellcheck in italiano... :) Barbara Alfano

Barbara Alfano bxa152@psu.edu

Una cosa che ti può essere utile per il tuo studio è la seguente: io non ho mai pensato che City fosse ambientato in America. Naturalmente ci sono molte cose prettamente americane, ma, amche molte altre che con gli Stati Uniti c'entrano poco (che ne dici della passione di Gould per il soccer?). per me City è ambientato in Occidente, che ormai è un Paese unico, con molte inflessioni statunitensi, ma ricco anche di altre mille cose. Quel che è successo è che l'editore americano ha messo sul risvolto che il libro era ambientato negli Stati Uniti. Ho cercato di far loro capire che non era vero, ma non c'è stato nulla dafare. Forse pensano che in questo modo lo vendono un po' di più. Non so. D'altronde gli americani sono un tantino egoriferiti, come tu certo sai. Un giorno, a NY, ho incontrato un mio lettore che era andato pazzo per Silk, l'aveva letto mille volte e non so che altro, insomma era veramente rapito da quel libro, e sai la cosa che lo ha lasciato veramente secco quando mi ha incontrato? Scoprire che ero ITALIANO: Non gli era mai passato per la mente che io potessi essere uno scrittore NON americano. E' stato un trauma scoprire che Silk, in realtà, si intitolava Seta. Così.

 
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